
Riprendendo il discorso previdenziale, come indicato nell’articolo del 20 gennaio, tocchiamo oggi il terzo punto: quanto costa e come si costruisce la pensione pubblica.
Ci avete mai pensato seriamente senza dare ascolto a luoghi comuni e discorsi da bar?
Quanto costa la pensione?
La pensione pubblica si finanzia attraverso un prelievo legato alla propria retribuzione per quanto riguarda i lavoratori dipendenti e al proprio reddito per i lavoratori autonomi, i commercianti, gli artigiani e parasubordinati.
I lavoratori dipendenti sono soggetti ad un’aliquota del 33% che per 2/3 viene pagata dal datore di lavoro e per 1/3 dal dipendente stesso.
Avremo quindi il 23,81% in carico all’azienda ed il 9,19% in carico al dipendente; quando la retribuzione annua supera il “tetto pensionabile”, quest’anno pari a € 51.803,58 la percentuale di contribuzione a carico del dipendente aumenta di un punto percentuale.
Esempio: se un lavoratore percepisce € 80.000 di retribuzione pagherà il 9,19% fino a € 51.803 e sulla rimanenza pari a € 28.197 pagherà il 10.19%.
I lavoratori autonomi dopo la riforma Fornero, l’aliquota contributiva viene aumentata dello 0,45% all’anno. Oggi siamo a 24% per gli artigiani e 24,48% per i commercianti. Per questi ultimi l’aumento dello 0,48% rispetto agli artigiani, destinato al “fondo rottamazione negozi”, fondo dedicato a coloro che hanno cessato l’attività ai quali viene riconosciuto un indennizzo pari al minimo di pensione sino al compimento dell’età di vecchiaia.
Esistono altre categorie di lavoratori quali i parasubordinati, titolari di partita Iva le cui aliquote variano a seconda che appartengano oppure no ad altre casse.
Come si costruisce la pensione?
Si considerano “i periodi utili” che sono quelli in cui sono stati versati i contributi obbligatori.
Si parla poi di “misura” e di “diritto” della pensione: la misura è la contribuzione mentre. il diritto è dato dagli anni/mesi/settimane di versamento dei contributi.
MI spiego: se una persona ha due anni coincidenti di versamenti, per esempio, nella gestione artigiani e nella gestione separata, valgono come misura 48 mesi e come diritto 24 mesi.
La normativa permette anche di utilizzare tre altri tipi di contribuzione:
- Contributi figurativi
- Contribuiti riscatto
- Contributi volontari
Queste tre ipotesi servono coprire, gratuitamente o a pagamento, periodi in cui il lavoratore non ha potuto per impossibilità o per interruzione, prestare la propria attività.
Nei contributi figurativi troviamo:
- Indennità di disoccupazione o naspi
- Cassa integrazione
- Servizio militare
- Malattia o infortunio
- Gravidanza o puerperio
- Periodi di interruzione facoltativa del lavoro per maternità per un massimo di 6 mesi anche frazionati.
- Ricovero per malattia tubercolare
- Donazione del sangue
- Periodi di aspettativa dove il dipendente è chiamato a funzioni elettive
La disoccupazione, l’assistenza tubercolare, la cassa integrazione e la mobilità vengono accreditati direttamente dall’INPS, mentre tutti gli altri contributi devo essere richiesti per l’accreditamento.
I contributi figurativi sono utili a tutti gli effetti e determinano sia la misura che il diritto della pensione.
I contributi di riscatto sono sempre onerosi e consentono al lavoratore di coprire periodi contributivi scoperti come ad esempio
- Il riscatto università
- Il recupero di “buchi assicurativi” perché la contribuzione obbligatoria si prescrive in 10 anni dopo i quali l’unico modo per recuperare il buco è il riscatto.
- I periodi di lavoro all’estero: esistono numerose convenzioni con altre nazioni in materia di sicurezza sociale con lo scopo di utilizzare i periodi lavorativi svolti negli altri stati.
I contributi volontari hanno lo scopo di consentire all’ex lavoratore che interrompe o cessa il rapporto di lavoro, di conservare i diritti derivanti dall’assicurazione previdenziale obbligatoria. In pratica permettono a chi ha smesso di lavorare di conseguire comunque una pensione. Sono deducibili interamente dal reddito, così come lo sono i contributi di riscatto.
Per aderire a questo tipo di contribuzione bisogna avere già versato tre anni di contributi obbligatori nel quinquennio precedente dalla domanda o almeno 5 anni di versamenti in qualsiasi epoca, ed il loro costo è determinato dalla retribuzione percepita nell’ultimo anno di lavoro precedente alla domanda.
L’argomento è molto vasto ed ogni posizione previdenziale è a sé; quindi, qualunque possano essere le vostre esigenze o anche semplicemente per approfondimenti potete contattarmi a: clerici.analistaprevidenziale@gmail.com.