
Prendo spunto oggi, da un articolo che ho letto su il #Sole24Ore, per porre la vostra attenzione sulle “commissioni di performance”.
Che cosa sono?
Sono delle commissioni che vengono pagate alla società di gestione del risparmio, cioè la società che crea e gestisce i fondi e le sicav; queste commissioni sono nate con lo scopo di incentivare il gestore a fare sempre meglio.
Come funziona?
Viene deciso un parametro adeguato per il comparto scelto: per esempio se acquisto un comparto che investe nell’azionario globale è coerente prendere come riferimento (o benchmark) l’indice MSCI World che replica migliaia di titoli di 23 paesi di tutto il mondo.
Se il gestore batte questo indice è premiato altrimenti no.
Sarà corretto?
L’incentivo può anche essere sensato, ma il meccanismo no.
Alcune società, infatti, fanno questo controllo mensilmente ed utilizzano anche benchmark obbligazionari per i mercati azionari, semplicemente assurdo.
Provvedimenti?
Sì, ora l’Esma (Autorità Europea degli strumenti finanziari e dei mercati) vuole mettere ordine: il controllo sarà solo su base annua.
I fondi che ricevono l’autorizzazione al collocamento saranno già normati con queste nuove regole mentre gli esistenti avranno ancora un anno di tempo per mettersi in regola.
Ma le nuove regole non finiscono qui: le commissioni di performance saranno prelevabili solamente se il comparto avrà avuto una performance positiva in un periodo di 5 anni, o meglio, ogni perdita subita dovrà essere interamente recuperata prima che l’investitore si veda addebitate le commissioni.
Meno male
Nella foto le società che più “guadagnano” con le commissioni di performance.
Certe classifiche è meglio conoscerle, perché è corretto pagare l’eccellenza, ma senza furberie.
La Ferrari costa di più di una Panda, ma è un dato certo, senza trucchi ne inganni.
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