
Trascorso un mese e mezzo dell’inizio dell’anno, è quasi d’obbligo fare una riflessione con voi sospendendo il percorso previdenziale intrapreso per una puntata.
Lo scorso anno, ho illustrato in lungo ed in largo come siano dannosi i comportamenti emotivi innescati dalla caduta dei mercati.
Ci sono tuttavia altri comportamenti, altrettanto nocivi che si verificano non quando il mercato scende, ma quando il mercato sale reagendo in modo violento ad una precedente e altrettanto violenta caduta.
Prendiamo ad esempio quello che sta accadendo in queste prime settimane dell’anno.
Dopo un 2022 estremamente negativo fino a settembre/ottobre, le quotazioni hanno ripreso a risalire.
Ancora non sappiamo se quei minimi sono destinati a essere ritestati o meno, ma non è questo il punto.
Il punto è che oggi, dopo la reazione positiva degli ultimi tempi, in molti già pensano che sarebbe opportuno aspettare che il mercato tornasse a correggere, prima di rientrare.
In effetti….
“L’indice azionario fa quasi +30% dai minimi”
“Il Nasdaq ha iniziato l’anno con il botto, +11% solo a gennaio”
“Per la Cina, da ottobre +45%”.
Come è vero che la borsa italiana, questa volta siamo noi a trainare i listini, rimane sotto i massimi annuali e sotto del 40% rispetto a 15 anni fa.
Ricordo anche che il Nasdaq è ancora indietro di oltre il 15% rispetto ad aprile scorso, o l’Hang Seng del 27% rispetto ai valori di maggio 2021.
E così via anche per altri mercati e altri indici.
Inoltre, non è scritto da nessuna parte che questi eccessi siano l’anticamera di nuove correzioni… al massimo vedremo qualche presa di beneficio, un andamento laterale.
Certo che un crollo del mercato potrebbe capitare domani mattina, ma abbiamo visto anche cosa ci insegna la storia: dopo violente cadute ci sono sempre violente risalite, solide e durature.
Vi ricordate cosa è successo nel 2020? Anno della pandemia?
Per molti “veggenti” il mercato, dopo aver inaspettatamente e velocemente recuperato, sarebbe dovuto tornare a calare nel 2021.
Invece è salito, e vi ricordo che nonostante il crollo del 2022, si è mantenuto sopra i livelli minimi toccati in pandemia.
Oppure prendiamo ad esempio il 2009 – lo ricordo come fosse oggi il 6 marzo- S&P 500 quotava 666, partì un forte rimbalzo che per tanti era ingiustificato e preludio di una nuova discesa.
Anche in questa occasione, invece, la prima correzione arrivò oltre due anni dopo, a fine 2011 fermandosi di nuovo su livelli superiori dei precedenti.
E nel 2023? Guardate questa immagine:
Questo è ciò che accade dall’inizio del 2023.
L’avevate notato?
Chi è rimasto investito certamente l’ha notato. Chi invece sta ancora aspettando ad entrare per aspettare che si sistemino le cose, sicuramente non ha visto nulla!
Il Dottor Rocco, che alcuni di voi hanno potuto conoscere in un evento che ho organizzato lo scorso anno, scrive in un suo articolo:
“In sintesi, spaventarsi quando il mercato riparte è tanto pericoloso quanto lo è spaventarsi quando il mercato scende.”
Lo è perché significa preoccuparsi di qualcosa che nella storia è ripetutamente successo ed è stato sistematicamente superato.
Lo è perché significa mettere in dubbio che il mondo produttivo sia in grado di riprendere un cammino di crescita.
Lo è perché dimostra mancanza di fiducia, ingrediente senza il quale è meglio non investire.
Lo è perché ti blocca e ti fa rimanere fuori dagli asset che producono valore, preferendo parcheggi di denaro a tassi reali negativi.
Lo è, soprattutto, perché denota la totale attenzione verso accadimenti di breve che potrebbero anche deteriorarsi, ma che mai sarebbero in grado di pregiudicare il raggiungimento di traguardi chiari, collocati nel tempo e adeguatamente pianificati.
Pianificare gli obbiettivi con gli investimenti non costruire portafogli emozionali.
Vi ringrazio se siete arrivati fino a qui, se avete trovato questo articolo interessante fatelo girare, può essere di interesse anche ad altri.
Se volete approfondire non esitate a contattarmi.
Buona giornata