
Dopo aver parlato su questo nostro informatore di pianificazione finanziaria, voglio affrontare un tema molto legato ad essa ed estremamente concreto: “MA FIGLIO MIO QUANTO MI COSTI?”
Per il bene dei figli, si sa, ogni papà e mamma sono pronti a qualsiasi cosa, a qualsiasi sacrificio.
Tutti noi genitori, più o meno consapevolmente, desideriamo offrire loro tutte le opportunità che noi stessi non abbiamo potuto avere.
Bisogna però fare i conti con il portafoglio.
Anche semplicemente considerando le sole spese di base senza contare il superfluo si deve far fronte a spese sempre più ingenti, che variano anche in base all’età dei figli e spesso rinunciare a qualcosa diventa complesso: lo stesso iter scolastico ha impennato i costi per strutturare un percorso adeguato ad agevolare l’avvicinamento al mondo del lavoro con competenze adeguate.
Insomma, i figli sono la cosa più bella del mondo ma indubbiamente costano.
Quanto, esattamente?
Per rispondere a questa domanda, negli anni della mia attività mi sono affidato a studi e statistiche messe a punto da diversi enti ed ho scelto tra tutte quella dell’Osservatorio Nazionale Federconsumatori che Vi riporto:
“Federconsumatori ha rielaborato queste ricerche utilizzando in particolare due parametri: il reddito familiare e l’età dei figli.
Naturalmente, esistono altri fattori che incidono sui costi: il patrimonio, la composizione del nucleo familiare, il luogo di residenza e via discorrendo.
Considerando spese per alloggio, alimentazione, trasporti, abbigliamento, salute ed educazione, lo studio perviene alla stima di tre diversi livelli di budget (a seconda del reddito familiare) per crescere un figlio da zero a 18 anni.
Per le famiglie con reddito basso (fino a 22.100 euro netti l’anno) la somma ammonta a 113.700 euro.
Per le famiglie con reddito medio (37.500 euro netti l’anno), 170.940 euro.
Per le famiglie con reddito alto (oltre 68.000 euro netti l’anno), 271.350 euro.
Su base mensile, il costo è quantificabile rispettivamente in 591€, 947€ e 1.316 € per figlio.”
Sono cifre che fanno riflettere.
Esistono comunque altri aspetti che questa indagine non considera.
L’indagine di Federconsumatori non tiene conto dei costi che lo Stato sostiene per i figli fino alla maggiore età (circa 1,5% del PIL, soprattutto per istruzione), né i costi a carico della famiglia per la cura dei figli stessi, in termini di tempo a loro dedicato ed a volte anche di rinuncia ad un introito economico.
Diversi sono i costi che dipendono dal diverso collocamento geografico, non solo nord/sud ma anche se in zone periferiche/rurali oppure nelle grandi città; in alcune zone i costi per le famiglie sono più sostenuti rispetto ad altre.
Se è vero che il sostegno economico ai figli non dev’essere assoluto e incondizionato, è innegabile che l’accumulo di risorse da destinare in tal senso è diventato un tema da affrontare nella pianificazione finanziaria.
Esistono famiglie che investire per i figli significa “comprare la casa”.
Dove abito, i nonni di una ragazza al compimento del 18° anno le hanno comprato un appartamento vicino ai suoi genitori: oggi questa ragazza ha 28 anni, si è laureata ed è disoccupata, continua a vivere con i suoi genitori, pensa di trasferirsi all’estero.
E la casa regalata dai nonni oramai 10 anni fa? È vuota!
Ha senso aver immobilizzato del denaro che comunque ha perso valore in termini assoluti e di mantenimento?
Tornando indietro, probabilmente si farebbero scelte diverse, prendendo atto che la velocità con cui il mondo cambia ci invita a fare altrettanto, per non rimanere ancorati ad abitudini del passato ormai inadeguate.
Se volete per i vostri figli un futuro migliore, iniziate a costruire un patrimonio, non una casa.
I figli costano tanto ed il denaro è un bene fungibile, utilizzabile per molte esigenze.
I mattoni invece, a quanto pare, non si mangiano e nemmeno posso venderne dei pezzi; prima o poi si riesce a vendere un immobile, ma di questi tempi non sempre rientra il capitale investito per l’acquisto.
Diamo uno sguardo alla foto che segue:
In molti direte: “No, io spendo meno” oppure “Ma da noi è diverso!”
Ne siete davvero certi?
Riflettiamo, e consiglio di farlo anche con carta e penna, perché solo a parole ci si perde ed è facile trovare scuse a se stessi.