
Mi riallaccio oggi al discorso che – provocatoriamente – partendo dalla deducibilità fiscale ho iniziato la volta scorsa sulla previdenza complementare.
Lo sottolineo perché la maggior parte delle persone è portata in primis a spostare in là nel tempo il problema previdenza, poi eventualmente passa a sottoscrivere un piano di previdenza complementare proprio per la deducibilità fiscale e non per garantirsi un po’ di tranquillità economica in pensione.
Oggi parliamo proprio di questo.
Stiamo vivendo un cambiamento epocale, lento e costante.
La popolazione del pianeta è arrivata ad 8 miliardi di individui con una media di natalità di 2,3 figli per donna con previsione in discesa seconda parte del secolo.
Dobbiamo però porre l’attenzione che nel mondo occidentale, ma anche in Cina, la fecondità è sotto il livello di equilibrio generazionale: un popolo si mantiene da solo senza necessità di effetti migratori, con un tasso di natalità di 2,1 figli per donna (vedi articolo del 28/11/2020).
La crescita demografica è alimentata solamente dalle zone più povere dell’Asia e dell’Africa.
Mentre invece in Italia il dato calcolato nel 2020 a 1,24 figli per donna è in lenta ma costante discesa.
La piramide non solo in Italia (certo da noi è drammatico!), ma nel mondo si è capovolta: meno giovani e più anziani.
Diversamente da qualche decennio fa, forse lo noto maggiormente avendo io stesso i genitori anziani, le malattie portavano al decesso prima, mentre oggi, la cura della persona ed i passi da giganti fatti dalla ricerca medica e farmaceutica hanno portato la vita media ad alzarsi vertiginosamente.
Ma come si vive in tarda età?
Come stanno i nostri anziani?
I più fortunati a casa propria, assistiti dai familiari, dai figli.
I meno fortunati o i più invalidati con badanti o addirittura ricoverati in strutture adatte con costi considerevoli e per alcuni eccessivi.
A questo punto vi chiederete che cosa c’entra tutto questo con la previdenza complementare?
Semplicemente per lanciare un allarme.
Se la popolazione lavoratrice si riduce, ci sono meno giovani che a loro volta avranno sempre meno figli: è una spirale.
Se Il 23% dei giovani in Italia tra i 15 e 30 anni sono neets (vedi significato qui), non lavorano e non studiano. Siamo i primi in Europa:
Se l’età di fine vita aumenta con conseguenti bisogni di assistenza nella vita di tutti i giorni …
Se i redditi durante la vita lavorativa sono stati mantenuti bassi per non pagare imposte, oppure sono stati saltuari per rapporti di lavoro incostanti o sfortunati…
Chi ci può garantire un’anzianità serena e stabile dal punto di vista economico?
È vero che magari ci possono essere degli immobili, ma attenzione non sempre generano reddito sufficiente a garantirci una buona vecchiaia.
È anche possibile che qualcuno abbia messo da parte o ereditato un buon patrimonio, ma anche qui bisogna fare attenzione affinché tale patrimonio non si esaurisca prima della nostra dipartita.
È certo che quando si invecchia aumentano le paure e si cercano certezze, osserviamo le persone anziane che ci circondano.
Cerchiamo di prevenire, riflettendo su questi argomenti.
Evitiamo di spostare le decisioni a domani, domani ci sarà solo emergenza.